Michele Calleri, Presidente di Transparency International Italia, ha ricordato come la corruzione in sanità eroda la fiducia, generi diseguaglianze e mini la coesione sociale. Il Presidente di Transparency International Italia ha anche sottolineato l’importanza del dare voce a chi opera dentro le strutture sanitarie, anche attraverso l'uso del
whistleblowing quale strumento di prevenzione e responsabilità. Nonché la necessità di un sistema di nomine dei vertici delle aziende sanitarie locali che sia
guidato dal merito professionale piuttosto che, come spesso accade, da logiche politiche. Un fattore, questo, che alimenta sfiducia e dubbi sull’effettiva capacità dei dirigenti di garantire una
gestione efficace, trasparente e orientata al bene pubblico.
Giuseppe Busia, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, ha definito
la corruzione in sanità "intollerabile", un fattore che danneggia l’economia, la fiducia nelle istituzioni e, soprattutto,
incide direttamente sulla vita e sulla salute delle persone. Non si tratta "solo" di reati penali: conflitti di interesse, favoritismi nelle liste d’attesa, gare truccate e forniture scorrette sono
forme concrete di abuso di potere. Mentre la prevenzione si basa su trasparenza, digitalizzazione, buon utilizzo delle risorse pubbliche e dialogo con cittadini e società civile. Sul sistema di nomina dei vertici sanitari, Giuseppe Busia ha commentato che è necessario porre l'attenzione su
merito e competenze, non su appartenenze politiche. Servono dunque correttivi che introducano
procedure trasparenti: bandi chiari, curricula pubblici e valutabili, piena visibilità dei requisiti e misurazioni oggettive di qualità ed efficienza. Garantire la trasparenza e la valorizzazione delle capacità dei dirigenti è essenziale per tutelare i cittadini e rafforzare la fiducia nel sistema sanitario. E ancora sui dati sanitari: per misurare qualità, efficienza e rischio corruttivo - ed occorre farlo sempre di più e sempre meglio - bisogna
rendere i dati aperti, disponibili e comprensibili per la cittadinanza e la società civile. Infine, sugli appalti in ambito sanitario (e non solo):
il criterio del massimo ribasso porta a servizi scadenti e rischiosi per la salute.
A seguire, il dibattito su diritti, trasparenza e anticorruzione è stato animato da
Roberto Giambelli, Advocacy Officer di Transparency International Italia, che ha ricordato il ruolo dei cittadini e degli operatori sanitari nel segnalare le anomalie che riscontrano, sfruttando
strumenti di tutela come il whistleblowing. Il lavoro del
Forum per l'integrità in Sanità di Transparency International Italia e Re-Act come luogo di confronto e
promozione della cultura dell'integrità in sanità. La campagna
Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale, promossa dalla Fondazione GIMBE, per
riportare la sanità al centro dell’agenda politica.
Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, ha introdotto il suo intervento portando il dibattito sui diritti:
il diritto alla salute (art.32 della Costituzione) condiziona l’esercizio di tutti gli altri diritti. Per garantirlo sono necessarie: strutture, tecnologie e professionisti, che il nostro Servizio Sanitario Nazionale, la più grande infrastruttura pubblica italiana, non riesce più a garantire perché sottofinanziato e indebolito. E indebolirlo significa
ridurre la possibilità dei cittadini di esigere cure. La spesa sanitaria italiana è oggi inferiore alla media europea: il gap accumulato supera i 47 miliardi, generando diseguaglianze territoriali e sociali. Se non si aumenta progressivamente il finanziamento pubblico, si dovranno ridurre le prestazioni garantite dai Livelli essenziali di assistenza (LEA). Oggi abbiamo un sistema regolato ancora da norme degli anni ’90, inadeguate rispetto alla transizione demografica e digitale. Per questo sono necessarie
riforme coraggiose per ridurre sprechi, digitalizzare i servizi e garantire uniformità di accesso. È necessario
un nuovo patto civile per salvaguardare la più grande conquista sociale dei cittadini italiani (simile a quello che nel 1978 istituì il Servizio Sanitario Nazionale).
Denita Cepiku, Professoressa di management pubblico dell'Università di Tor Vergata, ha ricordato che, nonostante i progressi degli ultimi anni nella prevenzione della corruzione, in Italia è necessario integrare i sistemi anticorruzione nei processi aziendali, con più dati che portino a decisioni evidence-based per una maggiore consapevolezza dei cittadini. Ancora, rafforzare la figura dell’RPCT come elemento guida di un gruppo di lavoro multidisciplinare che va dai dirigenti sanitari ai responsabili di acquisti e budget. E per quanto riguarda i giovani medici, la corruzione non deve diventare una regola tollerata: da uno studio del SISM è risultato che il 10% degli studenti e neolaureati ritengono accettabile la corruzione se consente di superare qualche burocrazia per raggiungere un obiettivo. Questo non va bene. Occorre rafforzare la consapevolezza che il Servizio Sanitario Nazionale è un bene comune dei cittadini. E affinché sia di tutte e tutti, occorre ridurre il divario nelle prestazioni sanitarie ed il divario nella comunicazione tra cittadini e aziende sanitarie, occorre coinvolgere i pazienti e le comunità locali per rafforzare la fiducia e ridurre le asimmetrie di potere. Come possiamo farlo? Promuovendo alfabetizzazione sanitaria e nuovi canali di partecipazione, trasformando strumenti come il Piano Anticorruzione in leve di miglioramento sostanziale e non mero adempimento burocratico.
Martina Magro, Presidente nazionale del Segretariato Italiano Studenti in Medicina, ha portato le voci degli studenti che riconoscono quanto la corruzione impatti sulla qualità delle cure. Uno studio del SISM (2020) ha coinvolto 1500 studenti ed evidenziato un’alta consapevolezza sulla questione pur con quel 10% che considera la corruzione tollerabile come scorciatoia burocratica. Inoltre, in ambito universitario se ne parla ancora troppo poco, e ciò priva i futuri medici degli strumenti per riconoscere e contrastare i fenomeni corruttivi. Per questo il SISM ha pubblicato nel 2023 un documento di policy impegnandosi a formare studenti e giovani professionisti sui temi di legalità, trasparenza e sprechi in sanità. Tra i principali obiettivi del SISM c'è quello di rafforzare il patto di fiducia tra medici e pazienti e costruire una cultura professionale orientata all’etica e alla responsabilità civica.
Luigi Fruscio, Direttore generale dell'ASL di Bari, ci ha tenuto a sottolineare la responsabilità della figura dei direttori generali nella gestione delle aziende sanitarie, che devono lavorare a stretto contatto con l’RPCT per inserire la prevenzione della corruzione in ogni processo organizzativo. Inoltre, la prevenzione passa dal contatto diretto con i cittadini e dall’educazione sanitaria, ancora carente dal 1978. E senza consapevolezza diffusa, anche un forte avanzamento in digitalizzazione - dall'uso di strumenti come il fascicolo sanitario elettronico - rischia di non ottenere risultati. Occorre, dunque, superare divisioni interne come l’intramoenia/extramoenia e
costruire alleanze professionali con medici di base, specialisti e farmacisti. La priorità delle aziende sanitarie deve essere quella di semplificare i percorsi di accesso, distribuire farmaci e dispositivi in modo capillare e
rendere evidente ai cittadini il valore della sanità pubblica universale.